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Continuare a studiare, pensare in come muoversi, com’è quella cosa di comprendere l’anatomia del corpo attraverso la creatività. Sapere che un osso è curvo ed immaginarlo mentre si piega nello spazio. Andare lentamente quanto possibile per osservare quello che non è possibile nominare però di cui è evidente provare la sensazione.
Dall’unione tra l’esperienza artistica (canto, musica, pittura, recitazione) e la ricerca corporea, nasce questa proposta di ascolto del proprio corpo, fonte della creatività, dell’attività, dell’arte di trovare il silenzio: portatore d’ogni forma d’armonia e d’espressione. Pensare il Corpo è l’esercizio d’una volontà, d’un tempo dedicato alla nostra fisicità attraverso cui possiamo riprendere il contatto. Contattare ciò che ci serve per stare nella vita significa offrire un tempo d’attenzione -che quotidianamente non esercitiamo perché siamo abituati all’automatismo delle nostre azioni- al movimento o alla quiete, al come stiamo. Stiamo nelle diverse posizioni del nostro corpo grazie alla sinergia di fattori diversi, se queste posizioni vengono osservate/pensate -per qualche istante- ci danno la visione interiore delle nostre abitudini armoniche e disarmoniche. Pensare il Corpo è una proposta per ritornare alla delicatezza, alla grazia, alla verticalità, all’espansione della natura in noi e per fare possibile questo percorso ci vuole uno spazio dove realizzare delle sequenze di movimento molto semplici con oggetti o senza; hanno come premessa l’aspetto ludico, la spontaneità e la singola possibilità. Ogni corpo ha una forma di pensarsi, contattarsi; ascoltare il proprio movimento può permetterci di rivedere tutto il nostro approccio con l’ambiente in termini fisici.
Maria A. Listur